Ripassiamo l’italiano

Molto spesso siamo assaliti da dubbi amletici quando dobbiamo formare il plurale dei sostantivi che finiscono in “-io”: lenocini o lenocinii? Oli o olii? Insomma, prendono o no la doppia “i”? La questione non è semplice in quanto occorre rifarsi all’etimologia e non sempre si è in grado di farlo. Si può, tuttavia, fissare una regola generale. I nomi in “-io” con la “i” tonica, vale a dire i sostantivi sulla cui “i”, nella pronuncia, si “posa” l’accento, prendono regolarmente la doppia “i” (ii): zio, zii; leggio, leggii; oblio, oblii; tramestio, tramestii. I nomi, invece, che hanno la “i” atona (sulla quale non cade l’accento tonico) nella forma plurale prendono una sola “i”, perdono, cioè la “i” del tema: olio, oli; bacio, baci; odio, odi; vizio, vizi. Vi sono dei casi, però, in cui una o due “i” possono creare degli equivoci è bene, quindi, mettere l’accento circonflesso (^) sulla “i”: principî (per non confonderlo con il plurale di “principe”); direttorî (per non confonderlo con il plurale di “direttore”); templî (per non confonderlo con il plurale di “tempo”). Non tutti i vocabolari, però, concordano su queste “regole”;

qualche consiglio in più

Commenti disabilitati su Ripassiamo l’italiano

Archiviato in altro

I commenti sono chiusi.